L’allarme di Natalia Ginzburg quando le parole contano.
Solo Natalia Ginzburg, giornalista, che dalle colonne della Stampa prima e dell’Unità poi, avverte del pericolo, con due bellissimi articoli che denunciano l’ipocrisia, e la sopraffazione verso il comune sentire dei ceti popolari, implicite nella pretesa di imporci come dobbiamo parlare e pensare. L’ipocrisia, innanzitutto. Oltre nel trovarlo e leggerlo consiglio dio meditare sulla importanza del concetto che questi articoli propongono, e poi, insieme all’ipocrisia, lo spregio per il modo di parlare e di pensare della gente comune, di chi non fa parte dell’élite che governa il discorso pubblico. “Nella nostra società attuale stato decretato l’ostracismo alla parola cieco e si dice invece non vedente, è stato decentrato l’ostracismo alla parola sordo e si dice non udente. La parola non vedente e non udente sono state coniate con l’idea che in questo modo i cechi e i sordi saranno più rispettati. La nostra società non offre ai ciechi e ai sordi nessuna specie di solidarietà o di sostegn